Ultim’ora Ministero: abolite le targhe per sempre, serve solo un nuovo libretto e ci vai anche all’estero

Targhe (Depositphotos foto)

Targhe (Depositphotos foto) - www.vehiclecue.it

La novità cambia tutto: ora anche questi mezzi possono viaggiare oltreconfine pur non avendo la targa, ecco cosa ti serve.

Negli ultimi tempi, diversi utenti si sono trovati bloccati o in difficoltà durante viaggi all’estero. Alcuni perché sprovvisti della documentazione richiesta, altri semplicemente perché il loro veicolo non veniva riconosciuto come regolare.

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Una situazione che ha creato confusione e anche qualche disagio, specie durante le vacanze o gli spostamenti brevi oltre confine. Insomma, un vero e proprio cortocircuito normativo. L’origine del problema sta nel fatto che in Italia questi mezzi sono equiparati a beni mobili non soggetti a iscrizione obbligatoria.

Come dire: se ce l’hai, lo usi, e basta. Ma non tutti i Paesi vedono le cose allo stesso modo. Alcuni richiedono un numero identificativo, un’assicurazione riconosciuta, persino una registrazione su un apposito elenco ufficiale. Ecco che allora diventa complicato muoversi con la stessa disinvoltura fuori dai confini italiani.

Per molti è sembrata una contraddizione insormontabile: un mezzo perfettamente legale in patria, che però non può essere utilizzato appena si cambia giurisdizione. E così, negli anni, si sono accumulate proposte, richieste, persino accordi mai davvero messi in pratica. Nel frattempo, chi voleva viaggiare con quel tipo di veicolo doveva arrangiarsi, spesso rischiando sanzioni o rinunciando del tutto a partire.

Nuovi spiragli

Ma c’è qualcosa che sta per cambiare. Il tema è un po’ tecnico, ma tocca da vicino tantissimi appassionati: chi possiede questo mezzo e vuole farsi un giro all’estero (soprattutto in un determinato paese), fino ad oggi si scontrava con limiti rigidi.

Niente targa? Niente accesso. Eppure in Italia questa categoria di mezzi è normalissima, trattata quasi come un bene mobile qualsiasi. Un po’ come dire: la usi, ma non serve immatricolarla. Ma all’estero questo approccio non è sempre stato ben visto, fino ad ora.

Barche e auto in porto (Depositphotos foto)
Barche e auto in porto (Depositphotos foto) – www.vehiclecue.it

Un documento nuovo che apre le frontiere

Ecco che arriva il modello DCI. Nato in Italia grazie a una collaborazione tra Confindustria Nautica e i ministeri competenti (Made in Italy e Infrastrutture), è stato pubblicato in Gazzetta ufficiale nel maggio 2024. Un documento, semplice ma completo, che riporta i dati tecnici dell’imbarcazione, il nome del proprietario, e ovviamente l’assicurazione. Serve anche un numero progressivo, una specie di “vignetta”, che può essere attaccata sulla prua. Tipo una targa, ma… non proprio.

E ora arriva la notizia che tanti aspettavano: la Croazia ha detto sì. Secondo quanto anticipato dal sito Il Nord Est e confermato da Antonio Poščić, consulente del ministero del Mare croato, le barche italiane senza targa potranno navigare liberamente lungo la costa croata già da quest’estate. Certo, manca ancora il decreto ufficiale (è questione di giorni, dicono), ma l’ok politico c’è. Diversa la musica in Slovenia, dove invece questo modello non viene riconosciuto: lì, per ora, serve ancora l’immatricolazione classica. Pazienza, un passo alla volta.