Autovelox, vietato grattarsi l’orecchio in auto: tieniti il prurito o la sanzione è di 380€

Autovelox e multa (Depositphotos foto) - www.vehiclecue.it
Un gesto innocente sanzionato con un’infrazione: il paradosso degli autovelox e dell’intelligenza artificiale al volante.
Oggi, tra sensori, telecamere e sistemi che ti “leggono” dentro l’abitacolo, sembra quasi che guidare sia diventata una questione di sopravvivenza digitale. Ti senti osservato, giudicato, schedato. E non da una persona in carne e ossa, ma da un occhio elettronico che decide in un secondo se sei un pirata della strada o solo un tipo un po’ nervoso.
Ci siamo affidati così tanto alla tecnologia che a volte sembra quasi impossibile metterla in discussione. Se sbaglia? Beh, poco male, capita. Ma il punto è proprio lì: non dovrebbe succedere. Perché nel momento in cui è una macchina a decidere se hai infranto una legge, la posta in gioco diventa molto più seria.
Il problema è che questi sistemi “intelligenti” sono bravi, sì, ma fino a un certo punto. Riconoscono pattern, ripetizioni, movimenti… ma se qualcosa esce un attimo dallo schema, ecco che partono le conclusioni. E poi ti trovi lì, a dover spiegare tutto, ma intanto la multa è arrivata.
E in mezzo a tutto questo, c’è una storia, assurda e anche un po’ ironica, che in questi giorni sta facendo il giro del web. Riguarda un tipo finito nei guai per un gesto talmente banale che viene quasi da ridere. Ma no, non ridere, almeno non ancora.
Quando le macchine decidono al posto nostro
In tanti posti ormai hanno iniziato a usare telecamere speciali per beccare chi usa lo smartphone mentre guida. Le chiamano Monocam, sono montate sopra le strade e fanno tutto in automatico: scattano la foto, l’algoritmo la analizza e se vede qualcosa di “sospetto” la manda agli agenti per un controllo manuale.
Funziona? Sì, almeno sulla carta. E i numeri lo dimostrano: le multe per uso del cellulare sono salite parecchio. Il problema però è che, come spesso accade, i sistemi automatizzati vedono ciò che vogliono vedere. E a volte anche quando non c’è nulla. In teoria ci dovrebbe essere un doppio controllo, ma… ecco, non sempre basta.

Una multa per un prurito
È quello che è successo a Tim Hanssen, olandese, uno che – ironia della sorte – lavora proprio con gli algoritmi. Stava guidando sull’autostrada A2 vicino a Weert, e a un certo punto si è grattato la testa. Fine. Ma no, la Monocam ha deciso che stava parlando al telefono. Click. Multa: 380 euro.
Ora, uno si aspetterebbe che almeno il poliziotto che rivede la foto noti che non c’è nessun telefono. E invece no, anche lì, nessuno ha notato niente. Risultato: Tim diventa ufficialmente un trasgressore. Lui però, che di algoritmi se ne intende, ha spiegato che probabilmente il sistema ha riconosciuto un gesto simile a quello di chi usa lo smartphone. Ma solo simile, eh. E quindi adesso aspetta una risposta dalle autorità dopo aver fatto ricorso. Nel frattempo, ha raccontato tutto online, mettendo in evidenza i rischi di questi sistemi “intelligenti” che, alla fine, tanto intelligenti non sono.