Pedoni “invisibili” ai sensori | I test mostrano i limiti degli ADAS: quello che l’auto non vede

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Test auto assistenza alla guida (Canva foto) - www.vehiclecue.it

Le valutazioni Euro NCAP 2025 mostrano criticità nei sistemi ADAS di alcune auto moderne: ecco cosa può davvero fare la tecnologia.

I progressi tecnologici nel settore automobilistico hanno spinto sempre più costruttori ad affidarsi a sistemi automatizzati per supportare il conducente. Questi strumenti, noti come ADAS, sono progettati per ridurre i rischi su strada e migliorare la sicurezza attiva. Tuttavia, non tutte le soluzioni sono ugualmente affidabili, e i test condotti di recente hanno messo in luce alcune differenze sorprendenti.

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Il ruolo dell’automobilista, in questo scenario, non può essere totalmente sostituito. L’interazione tra uomo e macchina rimane centrale, e spesso proprio questa relazione evidenzia limiti significativi. In alcune auto, infatti, il sistema reagisce in modo poco fluido alle correzioni del conducente, rendendo l’esperienza più complicata che rassicurante.

Con l’obbligo normativo ormai attivo per molte dotazioni ADAS, ci si aspetterebbe un livello minimo di efficacia garantito su tutti i modelli. Eppure, le discrepanze tra i vari veicoli sono ancora notevoli. Le differenze non riguardano solo il design o l’interfaccia dei sistemi, ma anche la loro capacità di riconoscere pericoli reali sulla strada, come pedoni, ciclisti o altri veicoli, specie in condizioni dinamiche e non convenzionali.

Questi elementi sono stati analizzati da Euro NCAP, che ha effettuato test approfonditi su nove modelli. La valutazione non si limita all’efficacia tecnica, ma considera anche l’usabilità, la cooperazione con il conducente e l’affidabilità nelle situazioni critiche. I risultati, pubblicati a giugno 2025, raccontano una storia meno lineare di quanto si potrebbe immaginare.

Quando la tecnologia non basta da sola

Come riportato da Al Volante, il recente report Euro NCAP ha analizzato le prestazioni degli ADAS su vetture come Porsche Macan, Tesla Model S, Renault 5 e Toyota bZ4X. I parametri presi in esame si dividono in due aree: Assistance Competence e Safety Backup. La prima misura l’interazione uomo-macchina e l’interfaccia, mentre la seconda valuta la capacità del sistema di intervenire prontamente in caso di pericolo.

Modelli come la Porsche Macan e la Renault 5 hanno ottenuto valutazioni eccellenti, con sistemi che combinano chiarezza comunicativa e prontezza tecnica. Il pacchetto “InnoDrive con Active Lane-Keeping” della Macan, ad esempio, ha convinto per precisione e gestione delle emergenze. Anche la Toyota bZ4X e la Kia EV3 si sono distinte per equilibrio tra competenza e sicurezza.

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Self driving (Canva foto) – www.vehiclecue.it

Cosa succede quando l’auto non “vede”

Ma non tutti i risultati sono rassicuranti. In particolare, alcuni sistemi hanno mostrato gravi carenze nel riconoscere pedoni e ciclisti in scenari critici. La Tesla Model S, nonostante un altissimo punteggio nel Safety Backup (94%), ha ottenuto solo il 30% nella Assistance Competence. Il motivo? Un’interazione debole con il conducente e terminologie fuorvianti come “Autopilot”, che possono generare un pericoloso senso di sicurezza.

Preoccupazioni simili emergono per la Volvo EX30 e la MG ZS, entrambe giudicate solo “discrete”. In particolare, le difficoltà nel rilevare utenti vulnerabili come i pedoni o nel reagire in modo intuitivo sono segnali che la tecnologia, per quanto avanzata, non è ancora infallibile.