Flotta aziendale 2025 | Se scegli un’auto inquinante perdi benefici fiscali : la scelta che pesa

Flotta aziendale (Depositphotos foto) - www.vehiclecue.it
Dal 2025 cambia tutto per le flotte aziendali: chi sceglie auto inquinanti rischia di perdere importanti benefici fiscali.
Le imprese sono oggi chiamate a fare scelte che non riguardano solo la mobilità, ma che riflettono valori, visioni e priorità ambientali. L’interesse verso soluzioni meno impattanti è in crescita e, in questo scenario, la sostenibilità diventa un criterio decisivo anche per il parco auto.
Non si tratta solo di innovazione, ma di una trasformazione culturale che incide sul modo in cui le aziende definiscono le proprie politiche di mobilità interna. Negli ultimi anni, marchi come Volkswagen, Audi e Skoda hanno ampliato la loro offerta di veicoli elettrici e ibridi, rendendoli accessibili anche nel contesto aziendale.
Le formule di noleggio a lungo termine e i bonus dedicati hanno accelerato il passaggio verso motorizzazioni più pulite, integrando le scelte green in piani di mobilità flessibili e moderni. Le promozioni attualmente in corso rappresentano esempi concreti di come le imprese possano conciliare convenienza e responsabilità ambientale.
Tra esigenze legate al PNRR e impegni presi sul piano europeo in tema di transizione ecologica, la mobilità aziendale è al centro di una riflessione collettiva che coinvolge imprese, dipendenti e istituzioni. Ciò che fino a pochi anni fa era facoltativo o consigliato, è una condizione necessaria per continuare a godere di determinati vantaggi fiscali.
Nuove regole, nuove priorità per le imprese
Dal 1° gennaio 2025 sono in vigore nuove normative che penalizzano fiscalmente le auto aziendali più inquinanti. Come riporta Rinaldi S.p.A., i veicoli a benzina e diesel vedono aumentare la tassazione IRPEF e contributiva sul fringe benefit concesso ai dipendenti. La percentuale di imposizione sale al 50% per le auto con emissioni superiori ai 160 g/km, mentre resta più vantaggiosa per chi opta per veicoli elettrici o plug-in hybrid.
Per le auto elettriche, il fringe benefit sarà calcolato su una base imponibile ridotta del 10%, scendendo al 20% per le ibride plug-in con emissioni sotto i 50 g/km. Un risparmio concreto sia per l’azienda che per il dipendente, che potrà beneficiare anche della soglia di esenzione fino a 1.000 euro. La deducibilità per queste categorie di veicoli potrà inoltre raggiungere il 100%, rendendoli una scelta fiscalmente ottimale.

La penalizzazione per chi non si adatta al cambiamento
Diversa la situazione per le aziende che continuano a utilizzare veicoli tradizionali. In questi casi, il costo del fringe benefit salirà sensibilmente, con un’imposizione fiscale che potrebbe raddoppiare rispetto ai livelli attuali. Le auto diesel, ad esempio, con noleggi mensili da 800 euro + IVA, genereranno un fringe benefit imponibile di 400 euro, a fronte di una deducibilità limitata al 70% e una detrazione IVA ferma al 40%.
Le conseguenze ricadranno direttamente sui dipendenti, i quali vedranno incrementare il proprio reddito imponibile in busta paga. Le aziende, invece, si troveranno a sostenere costi maggiori senza contropartite. Questo rende urgente una revisione delle politiche di mobilità interna, puntando su modelli come la Golf e-Hybrid o altri veicoli elettrificati già presenti nell’offerta di Volkswagen, Audi o Skoda, per sfruttare appieno i vantaggi fiscali previsti dalla nuova normativa.
