Sharing mobility in Italia | domanda su, offerta giù: rischio divario ; i numeri del 9° Rapporto nazionale

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Car sharing in Italia (Canva foto) - www.vehiclecue.it

Domanda in aumento ma offerta in ritirata: la mobilità condivisa rischia di non essere per tutti, il trend in Italia.

Negli ultimi anni, parlare di mobilità sostenibile in Italia significa affrontare un tema che ha assunto una rilevanza crescente nelle politiche urbane. Il concetto di condivisione dei mezzi, un tempo marginale, è oggi sempre più centrale, soprattutto nelle grandi città. Ma dietro l’entusiasmo per un futuro più green si nascondono alcune crepe sistemiche che iniziano a emergere con forza.

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La diffusione dei servizi di sharing è ormai un fatto acquisito per molti cittadini: bici, scooter, auto e monopattini fanno parte della quotidianità in molte metropoli. Tuttavia, la distribuzione geografica di questi servizi continua a rivelarsi disomogenea, alimentando un divario crescente tra territori. A beneficiarne sono soprattutto le città del Centro-Nord, mentre altrove si parla sempre più spesso di “povertà di trasporto”.

Questa distanza infrastrutturale non è solo un tema di equità sociale. Sta diventando anche un ostacolo concreto allo sviluppo di un sistema di mobilità realmente sostenibile. L’uso dell’auto privata non accenna a diminuire e il tasso di motorizzazione continua a salire, in controtendenza con quanto avviene in molte città europee.

Ma cosa sta succedendo davvero? Dietro la crescente abitudine degli italiani all’uso dei mezzi condivisi, si cela una realtà meno lineare. Il rapporto tra domanda e offerta sta cambiando, in modo che potrebbe compromettere gli sforzi finora compiuti.

Tra crescita e squilibri invisibili

Secondo quanto emerge dal 9° Rapporto nazionale sulla sharing mobility, pubblicato nell’ottobre 2025 in occasione della Conferenza Nazionale organizzata dall’Osservatorio coordinato dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, il numero di noleggi è in costante crescita: si stimano oltre 60 milioni nel 2025. La flotta è per il 95% a zero emissioni, segno che la transizione ecologica è in atto almeno sul piano tecnologico.

Ma il quadro si fa meno positivo se si guarda all’altro lato della bilancia: i veicoli disponibili sono scesi del 15% rispetto al 2022, mentre gli operatori sono oggi solo 35, il 24% in meno rispetto a tre anni fa. La concentrazione dei servizi resta alta, con Roma e Milano che da sole generano oltre la metà dei noleggi nazionali. Come sottolinea Economyup.it, ben 16 capoluoghi di provincia hanno perso completamente i servizi di sharing, lasciando intere aree scoperte.

Bike
Bike sharing in Italia (Canva foto) – www.vehiclecue.it

I dati che mostrano un divario crescente

Il cuore della questione, evidenziato anche da Raimondo Orsini, coordinatore dell’Osservatorio, è che “la sharing è qui per restare, ma è giunto il momento di cambiare passo”. Il rischio è che la mobilità condivisa resti un’opportunità per pochi, confinata nelle città più ricche e meglio collegate. Le stime per il 2025 mostrano segnali misti: monopattini in calo, bikesharing in crescita, scooter in fase di stagnazione, carsharing in ritirata nonostante l’aumento di veicoli elettrici.

Dietro le cifre, si delinea un’Italia spaccata: da un lato i centri urbani dove si sperimenta e si investe; dall’altro, province e periferie dove la mobilità resta affidata quasi esclusivamente all’auto privata.