“Dovrà presentarsi con un certificato”: questa classe di automobilisti deve sudare per il rinnovo della patente | Vale sia per le A che per le B

Ragazzo alla guida e patente (Depositphotos foto) - www.vehiclecue.it
Una legge particolare accende il dibattito su rinnovi frequenti, controlli e limiti alla libertà di guida personale.
Guidare, per molti, significa indipendenza. Ma non sempre è così semplice. Quando entra in gioco una situazione particolare, la strada si riempie di ostacoli. E a farne le spese sono spesso le persone che vorrebbero solo continuare a vivere normalmente.
Fra controlli, moduli e certificati, il rinnovo della patente può diventare un percorso a ostacoli davvero complicato. In certi casi, bisogna dimostrare di essere idonei ogni volta da capo, come se la propria storia ripartisse da zero.
Il tutto, ovviamente, con il supporto di documentazione rilasciata da specialisti del settore pubblico. E sì, ogni dettaglio deve essere messo nero su bianco. A peggiorare le cose, c’è spesso una grande confusione su chi abbia la responsabilità di segnalare eventuali inidoneità.
Una situazione che rischia di creare frizioni legali e incertezze per tutti. In alcuni casi, la valutazione passa ad altri anche se la persona è seguita da anni da un altro. Insomma, serve sempre un passaggio formale, ogni volta, che certifichi l’idoneità alla guida.
Un equilibrio tra salute, libertà e sicurezza
Secondo il Decreto Ministeriale del 30 novembre 2010 e le norme applicative del 2011, le persone con epilessia possono ottenere o rinnovare la patente, ma solo a determinate condizioni. Il requisito fondamentale per le patenti di tipo A e B (Gruppo I) è l’assenza di crisi da almeno un anno, da dimostrare con certificazione di un neurologo pubblico. Il tutto viene poi valutato dalla commissione medica.
La legge distingue anche tra forme diverse di epilessia. Ad esempio, una crisi provocata da una causa riconoscibile (come una febbre alta) non equivale a una diagnosi di epilessia cronica. In quel caso, se il fattore scatenante non si ripete, è possibile guidare. Discorso diverso per le epilessie accertate, che richiedono periodi di osservazione più lunghi e controlli più frequenti.

Cosa succede dopo dieci anni
La normativa prevede una condizione ben precisa in cui si può parlare di “guarigione clinica”: dieci anni senza crisi epilettiche e senza alcuna terapia farmacologica. In questa situazione, il soggetto può essere considerato clinicamente guarito e tornare a rinnovare la patente secondo le modalità ordinarie, senza più passare dalla commissione. È però necessario che ciò venga certificato da uno specialista.
Attenzione però: per chi è libero da crisi da almeno cinque anni ma assume ancora farmaci antiepilettici, la durata dell’idoneità alla guida viene stabilita dalla commissione medica caso per caso. Tutto dipende dalla valutazione clinica complessiva e dal parere della commissione.