Autovelox, da ora arriva il drone: raffica di multe in volo senza che te ne accorgi | È già in funzione

Arriva il drone (canva.com) - www.vehiclecue.it
Autovelox dal cielo? Il giudice ha deciso che la polizia può usare un drone per misurare la velocità. Normative e pericoli per i conducenti.
Da tempo, gli automobilisti si sono adattati alla presenza degli autovelox, tentando di individuarli lungo le strade o di nascondersi dietro strutture elevate.
La “ricerca” dei radar è diventata quasi un passatempo, ma ora le cose sono cambiate. Ciò che prima sembrava un’idea da film di fantascienza è divenuto realtà, grazie a un nuovo e potente strumento che proviene dall’alto.
Si tratta dei droni, che sono in grado di osservare la velocità delle auto dall’alto, senza che il guidatore se ne accorga. Ultima avanguardia del controllo stradale, nonché del disagio dei guidatori più irresponsabili.
Le multe, a differenza di quelle emesse dai tradizionali autovelox, potrebbero essere recapitate a casa senza alcun avviso previo, segnando l’inizio di una nuova fase nella vigilanza stradale.
Modifiche alle regole
Quello che in passato era considerato un metodo di rilevamento provvisorio è ora ritenuto civilmente valido. A dirlo è stato un tribunale svizzero, che ha respinto l’opposizione di un motociclista sorpreso da un drone a viaggiare a 211 km/h. Capiamo quindi che il contesto non riguarda l’Italia, ma in futuro potrebbe.
Come riportato da Swissinfo.ch, la polizia ha sfruttato il filmato registrato dal drone per calcolare la velocità del veicolo, basandosi sul tempo necessario per percorrere una distanza prestabilita. Il motociclista ha contestato la legalità dell’uso del drone, affermando che mancava una base legale e che il dispositivo non era certificato per la misurazione della velocità, ma i giudici non gli hanno dato ragione.

Cosa prevede la legge
Il Tribunale cantonale ha stabilito la validità della procedura: il drone non è soggetto alle normative di controllo del traffico stradale e quindi non ha bisogno di essere testato e omologato da un ente di metrologia. In altre parole, non è un dispositivo di misurazione, ma una telecamera utilizzata per raccogliere prove. La corte ha anche evidenziato che l’utilizzo del drone non ha comportato una sorveglianza continuativa, essendo stato impiegato in un caso specifico, dato che il motociclista aveva già attirato l’attenzione per la sua guida pericolosa.
Il video registrato è stato così considerato una prova “ammissibile nelle circostanze date” in un processo penale; l’uomo ha ricevuto una condanna a 18 mesi di carcere e una multa di 2200 franchi. Anche se la sentenza può ancora essere impugnata, il messaggio riportato da Swissinfo.ch è chiaro: le autorità hanno un nuovo e potente strumento per controllare le strade, e gli automobilisti non possono più fare affidamento solo sulla segnaletica stradale per evitare multe. Chissà se arriveremo a tanto nel nostro Paese.
