Disastro Stellantis, Tavares conferma: “Costretti a chiudere le fabbriche” | 14 case automobilistiche fallite

Tavares

Tavares Stellantis chiusura sedi (stellantis media e Canva foto) - www.vehiclecue.it

Novità Stellantis, brutte notizie da Tavares: chiusura di fabbriche in tutto il mondo, che cosa sta succedendo.

Da anni l’industria automobilistica europea rappresenta uno dei pilastri economici del continente, generando lavoro, tecnologia e innovazione. Tuttavia, le politiche ambientali sempre più stringenti rischiano di trasformare questa forza in una fragilità. Per molti marchi, l’adattamento alle nuove norme non è più solo una sfida tecnica, ma una questione di sopravvivenza. Le conseguenze potrebbero toccare intere filiere produttive.

—>

Negli ultimi mesi, la pressione normativa è cresciuta ulteriormente. Le regole non riguardano soltanto i veicoli, ma anche i processi industriali che li producono. Le aziende si trovano così a dover rivedere piani e strategie con tempistiche che, per alcuni, risultano irrealistiche. A ciò si aggiunge un mercato dell’elettrico che, pur crescendo, procede a un passo molto più lento delle previsioni iniziali.

La transizione verso l’elettrico, scelta con decisione da diversi gruppi, ha messo in luce un problema cruciale: mancanza di piani alternativi. Quando le vendite di auto a batteria non raggiungono gli obiettivi, i bilanci finiscono sotto pressione e le aziende si trovano senza soluzioni immediate.

In questo contesto, Stellantis si muove su un terreno estremamente delicato. Il gruppo, che riunisce marchi storici come FIAT, Peugeot e Opel, si trova ora in un bivio strategico. Come sottolineato da Hibridosyelectricos, le decisioni dei prossimi mesi non riguarderanno solo i modelli futuri, ma potrebbero incidere direttamente sulla mappa industriale europea.

Un avvertimento che scuote l’industria

Jean-Philippe Imparato, responsabile Stellantis per l’Europa, ha spiegato che le opzioni per rispettare i limiti di CO₂ sono poche e complicate. La prima prevede un forte incremento delle vendite di auto elettriche, quasi il doppio rispetto a oggi, scenario che appare poco realistico nel breve periodo. L’alternativa è tagliare drasticamente la produzione tradizionale, con il rischio concreto di fermare impianti storici.

Il gruppo stima che, senza risultati concreti, potrebbe trovarsi a pagare una multa di 2,5 miliardi di euro. Questa cifra, se confermata, avrebbe un impatto pesantissimo, costringendo a misure drastiche. In passato, alcune fabbriche italiane sono già finite sotto osservazione per la loro sostenibilità a lungo termine, mentre gli stabilimenti di Vigo e Saragozza sembrano al momento più sicuri grazie a progetti legati alla produzione di batterie.

Stellantis
Stellantis logo (Depositphotos foto) – www.vehiclecue.it

La minaccia di chiusure in Europa

Imparato è stato chiaro: “O aumento in modo deciso la quota di elettriche, o metto fine alla produzione di auto a combustione interna e, di conseguenza, chiudo fabbriche”. Questa affermazione, arrivata nel pieno della ristrutturazione aziendale, ha dato un segnale forte a Bruxelles e agli investitori. Non si tratta di un’ipotesi lontana, ma di una scelta che potrebbe concretizzarsi se le condizioni di mercato non cambieranno.

La strategia di Stellantis, guidata ora dal CEO Antonio Filosa, dovrà quindi bilanciare le pressioni politiche e ambientali con la necessità di salvaguardare l’occupazione e la competitività. Con l’Europa pronta ad applicare regole severe e un mercato elettrico ancora in consolidamento, i prossimi mesi potrebbero ridefinire profondamente la geografia produttiva del colosso automobilistico.