Multe, da ora non devi più pagarle: ufficialmente nulle se il Comune le notifica così | Obbligatoria la raccomandata verde

Uomo felice e multa annullata (Depositphotos foto) - www.vehiclecue.it
Una vicenda paradossale riaccende l’attenzione sulle modalità con cui vengono notificate le sanzioni comunali.
Succede spesso che ci si arrabbi per una multa, ma più ancora ci si sorprende quando il vero problema non è tanto l’infrazione… quanto come arriva quella sanzione. Negli ultimi tempi, pare che anche i Comuni abbiano deciso di adottare strumenti “creativi”. Ma quando si mescolano metodi ufficiali e comunicazioni non proprio canoniche, ecco che le cose iniziano a scricchiolare.
Se da un lato si cerca di semplificare il lavoro degli uffici, dall’altro c’è il rischio che si salti qualche passaggio fondamentale. E a rimetterci è quasi sempre il cittadino, che si trova a dover fare i conti con atti che, per come sono stati gestiti, appaiono decisamente discutibili. Chi controlla che la procedura seguita sia legittima fino in fondo?
Negli ultimi anni si è fatto largo l’uso di mezzi alternativi per accertare e notificare le infrazioni. Ma quanto sono davvero affidabili? E soprattutto, sono ammessi dalla normativa? Quando le regole non vengono rispettate alla lettera, l’intero provvedimento può vacillare. E non sempre le amministrazioni sono pronte ad ammettere eventuali errori di forma. O di sostanza.
Il risultato è che, in certe situazioni, una multa si trasforma in una battaglia legale. E tutto per via di una comunicazione gestita in modo frettoloso o poco trasparente. A quel punto, tra richieste di chiarimenti, risposte evasive e silenzi inspiegabili, la tensione cresce. Ed è proprio da uno di questi casi che nasce una vicenda che, da un piccolo comune, è arrivata fino in tribunale.
Una foto, un messaggio e il caos
Tutto comincia nel 2022, a Oggiona con Santo Stefano. Come riporta Malpensa24, un uomo si ritrova multato per sosta vietata, ma il dettaglio che salta all’occhio è uno: la “prova” è una foto inviata tramite WhatsApp direttamente al cellulare del comandante della polizia locale. Non da un agente, ma — parole sue — da uno sconosciuto “delatore o falsario”. La multa arriva comunque, e lui, ovviamente, resta a bocca aperta. Corre a chiedere spiegazioni, pensando quasi si tratti di uno scherzo, ma no: il comandante conferma tutto, convinto della correttezza del metodo.
L’uomo però non ci sta. Fa presente quanto sia facile oggi manipolare immagini con le app più banali, e chiede che la sanzione venga annullata. All’inizio pare ci sia un’apertura: il comandante promette che ci penserà. Ma poi tutto tace. Passano i giorni, il termine per fare ricorso si avvicina, e allora egli decide di agire. Va dal giudice di pace, e avvia la procedura. Tempi, costi, burocrazia — tutto sulle sue spalle.

La svolta arriva in tribunale
Il resto è un susseguirsi di intoppi. Prima riceve una notifica in “autotutela” che però arriva troppo tardi. Poi, non fidandosi più, prosegue con il ricorso e si presenta in aula. E lì arriva la svolta: il giudice dà ragione a lui. La multa viene annullata e il Comune viene condannato a rimborsare tutte le spese, comprese quelle legali. Ma, sorpresa, anche stavolta la cosa si trascina. I soldi non arrivano.
Passano mesi. L’uomo manda solleciti, attende, niente. Alla fine, nel 2024, fa partire un atto di precetto. E solo allora — dopo quasi due anni — il Comune paga. Con tanto di variazione al bilancio per coprire la spesa. Il sindaco commenta duramente: “Era giusto multarlo, ma la procedura non è stata seguita bene. Il resto è solo merito della burocrazia italiana”.