Anni di eccellenza bruciati in un 1 secondo: il fabbricante tedesco chiude per sempre | Cade l’ennesimo gigante dell’automotive

Chiude l'ennesimo gigante (Freepik foto) - www.vehiclecue.it
Ci si preparava all’ambito traguardo del mezzo secolo di attività. E invece 40 anni sul campo sono stati immediatamente cancellati
Nel corso degli ultimi anni il settore automobilistico è stato attraversato da una complessa crisi, le cui motivazioni devono essere ricercate sia in fattori economici, sia in aspetti sociali.
A partire dalle defezioni su scala globale causate dalla pandemia di Covid-19, che ha condotto alla chiusura di numerosi centri operativi in giro per il mondo, in parte già vacillanti, che a causa dei lockdown hanno subito la mazzata definitiva.
Inoltre, molti diretti interessati imputano parte dei disagi alla transizione ecologica forzata, che i singoli governi impongono nei confronti dei costruttori, costringendo gli stessi a rientrare nei limiti delle ferree normative ambientali imposte.
Ovviamente in un contesto di instabilità economica e sociale come quello vissuto dal mondo intero, e dal settore dell’automotive, in questo specifico caso, non può che giocare un ruolo fondamentale anche l’aumento del tasso d’inflazione.
Cade un’icona dell’automobilismo
Una delle eccellenze globali nell’ambito della produzione delle supercar ha annunciato la chiusura definitiva dei battenti. Bancarotta e istanza di fallimento ufficialmente presentata all’attenzione del Tribunale distrettuale di Saarbrücken, in Germania. Parliamo della Isdera, che dopo un’attività pluriquarantennale cessa di esistere. La sua storia ebbe inizio nel corso della prima metà degli anni ’80: più precisamente era il 1982 quando l’ingegnere teutonico Eberhard Schulz decise di introdurre sul mercato automobilistico un’offerta totalmente innovativa rispetto a quanto fatto dai suoi predecessori.
Produzione di veicoli totalmente artigianale, con vendita su richiesta a partire da 400.000 euro, senza passare per intermediari di alcun genere: nonostante la sua fama tra gli appassionati, questo modus operandi la relegò sempre in una categoria di nicchia, lasciandola sempre relegata ai margini delle eccellenze internazionali dell’automotive tedesca, ma era proprio questo il suo punto di forza.

Gli ultimi anni e il crollo
E chissà che proprio l‘inversione dei principi sui quali si era da sempre basata possano aver prodotto il progressivo crollo: a partire dagli anni 2010, infatti, Isdera aveva cominciato a stipulare accordi strategici con partner internazionali, a partire dalla startup cinese WM Motor, prima della cessione della casa automobilista tedesca al gruppo Xinghui Automotive, con base nella stessa Cina. Un tentativo di risollevare un colosso dell’artigianato automobilistico da una situazione finanziaria estremamente disagiante, che però non è bastato ad invertire la rotta, producendo l’inevitabile.
D’altronde, in un periodo così ricco di trasformazioni e nuovi stimoli, durante cui la priorità unica appare elettrificare quanti più veicoli possibile non avrebbe probabilmente garantito a Isdera la stessa stabilità di un tempo, data la domanda per i pezzi di nicchia e i costi unitari elevati. Il sostenimento di grossi costi di produzione, d’altronde, non hanno mai rappresentato uno dei punti focali sui quali si basava l’offerta dei costruttori tedeschi, che hanno da sempre preferito puntare sull’unicità di ciascuno dei loro modelli, che non a caso sono stati, contando le produzioni nel complesso, un numero profondamente più contenuto rispetto anche soltanto alle auto immesse sul mercato nel giro di un lustro dai propri “avversari”. A scriverlo è Hybridos y Electricos.