Disastro FAP: se te lo trovano sei finito | 1000€ di multa da pagare subito

Tubo scappamento

Filtro antiparticolato attenzione illustrazione (Canva foto) - www.vehiclecue.it

Nel complesso universo dell’automobile, esistono componenti che generano opinioni diametralmente opposte tra gli automobilisti.

Parliamo di un elemento che, purtroppo, non è sempre amato da tutti i conducenti, nonostante il suo ruolo fondamentale nel contenimento dell’inquinamento atmosferico.

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La sua presenza è ormai obbligatoria su quasi tutti i veicoli di nuova generazione, ma la complessità del suo funzionamento e le esigenze di manutenzione possono portare alcuni a considerare soluzioni drastiche e, è bene sottolinearlo, illegali.

La tentazione di aggirare le regole è forte per chi percepisce questo componente come un intralcio alle prestazioni del veicolo o una fonte di costi e preoccupazioni. Tuttavia, le conseguenze di tali azioni possono essere estremamente severe, non solo in termini economici, ma anche legali e ambientali. La leggerezza con cui talvolta si affronta questo problema nasconde rischi ben più gravi di quanto si possa immaginare.

Approfondiremo quindi la natura di questo dispositivo, le ragioni del suo funzionamento e, soprattutto, le pesanti sanzioni che attendono chiunque decida di aggirare le normative. Un errore che, se scoperto, può costare carissimo, trasformando un tentativo di “ottimizzazione” in un vero e proprio disastro finanziario e legale.

Il filtro antiparticolato: funzionamento, vantaggi e i rischi della rimozione illegale, ecco tutto ciò che devi sapere.

Il filtro antiparticolato, noto agli automobilisti con le sigle FAP o DPF, è diventato una presenza fissa nelle auto diesel moderne, a partire dalle Euro 4. La sua introduzione, avvenuta all’inizio del millennio, ha rappresentato un passo significativo nella riduzione delle emissioni inquinanti. Tuttavia, questo componente, pur essendo essenziale per l’ambiente, è spesso fonte di dubbi e discussioni tra i conducenti. Per alcuni, il filtro antiparticolato è una “maledizione” a causa delle sue esigenze di manutenzione e dei potenziali problemi, mentre per altri è un simbolo di progresso e attenzione all’ambiente.

Nonostante il suo ruolo cruciale nel diminuire le emissioni di PM10 (polveri sottili), il filtro antiparticolato è percepito da una parte degli utenti come un elemento che può causare disagi o costi inattesi, specialmente in determinate condizioni di utilizzo del veicolo. Queste preoccupazioni hanno alimentato diverse convinzioni, alcune fondate, altre meno.

Filtro antiparticolato (Depositphotos foto)
Filtro antiparticolato (Depositphotos foto) – www.vehiclecue.it

Filtro antiparticolato: funzionamento e rischi della rimozione

Il filtro antiparticolato (FAP o DPF) ha il compito di ridurre le emissioni di PM10 nei motori diesel, richiedendo alte temperature per la sua “rigenerazione”, un processo che brucia le particelle accumulate. Se l’auto viene usata spesso a bassa velocità o per brevi tragitti, la rigenerazione può non avvenire correttamente, causando l’intasamento e potenziali danni al filtro.

Rimuovere il FAP aumenta drasticamente le emissioni inquinanti ed espone a rischi legali molto seri. Si incorre in una denuncia penale per reato ambientale, il sequestro del libretto di circolazione, una multa di 1.098 euro e l’obbligo di rimontare il filtro. Nonostante questi rischi, alcune officine offrono questo servizio illecito. La tentazione è forte per chi cerca di evitare problemi di intasamento o spera in migliori prestazioni, ma il gioco non vale la candela.