MORTO E SEPOLTO – il gigante italiano perde il suo asso: da 40 anni lo vendeva a 1 italiano su 2 | Lutto nell’automotive

Un colosso italiano smantellato (Canva-Freepik foto) - www.vehiclecue.it
Svolta storica nel settore automobilistico italiano. Il colosso pluridecennale non esisterà più per come lo abbiamo sempre conosciuto
Il settore dell’automotive nel nostro Paese ha da sempre rappresentato un’eccellenza, soprattutto all’estero, dato il blasone che i brand italiani esportati in giro per il mondo hanno costantemente dimostrato di mantenere elevato.
Basti pensare ai diffusissimi FIAT e Alfa Romeo, ma anche, salendo in termini di rango e prestazioni, Ferrari, Lamborghini e Maserati, contribuenti ad alimentare il mercato interno.
Ed è per questo che l’Italia si piazza, correntemente, al terzo posto nella graduatoria relativa ai membri dell’Unione Europea per numero di immatricolazioni avvenute.
Come ogni altro frammento, anche l’automotive tricolore si è trovato costretto ad affrontare e tentare di superare sfide particolarmente impegnative, essendo minato dall’andamento corrente dei mercati internazionale.
La perdita delle identità nostrane
Ed ecco arrivare come un fulmine a ciel sereno una notizia profondamente negativa, in grado di scuotere l’intero settore dell’automotive nostrano. Il motivo? La perdita definitiva di un colosso, in grado di scrivere pagine di storia significative nell’ambito del mercato nostrano. Parliamo di un‘avventura durata 40 anni, in grado di apporre il proprio marchio su oltre 23 milioni di veicoli equipaggiati, ergendosi a reale eccellenza italica, la cui attività è stata annunciata come definitivamente cessata lo scorso 16 Giugno.
Ed oltre all’amarezza degli appassionati per la perdita di un brand storico, non si può non sottolineare la situazione di enorme disagio che investirà tutti i lavoratori, che all’improvviso si troveranno senza più una professione. Era il 1985 e si assistette all’inaugurazione di quello che all’epoca rappresentò un perfetto esempio di connubio tra la tradizione manufatturiera italiana e lo sviluppo industriale e tecnologico che stava investendo la Penisola proprio nel corso di quel periodo storico.

Un cambio drastico ed inatteso
Ma gli strascichi della crisi, mai del tutto superata, ma anzi riacutizzata a causa delle tensioni geopolitiche che si stanno succedendo nel corso delle ultime stagioni, oltre che del significativo impatto prodotto dalla pandemia, hanno raggiunto persino la Fire, acronimo di Fully Integrated Robotized Engine, eccellenza nella produzione di motori totalmente Made in Italy, servendo colossi tricolore celebri e celebrati in tutto il mondo quali FIAT, Lancia, Alfa Romeo e persino la statunitense Jeep.
Il suo stabilimento di Termoli, in Molise, non svolgera più la funzione che lo aveva contraddistinto nei decenni precedenti, ma sarà riconvertito in un sito di produzione dedito esclusivamente ai motori elettrificati eDCT. Una decisione forte presa dalla multinazionale Stellantis, consapevole di dover intraprendere un percorso volto a soddisfare le esigenze di un mercato in continua evoluzione, che ora pone sull’elettrico le fondamenta per il suo futuro, nell’ambito del completamento del processo di transizione energetica. A scriverlo è MediaGold.it.