Patente, nel nuovo quiz decisioni scioccanti: salvare la pensionata sulle strisce o il bambino che sbuca all’improvviso? | Capolavoro “etico” del Ministero

Macchina vicina alle strisce pedonali (Depositphotos foto) - www.vehiclecue.it
Questo quiz decisionale è stato capace di mettere in difficoltà chiunque. Ecco finalmente svelata la risposta più consona
Nel corso dell’esame teorico per il conseguimento della patente B (che abilita alla conduzione di autoveicoli) i candidati vengono sottoposti ad una serie di 30 quiz ai quali sarà sufficiente rispondere Vero o Falso.
Soltanto chi si dimostrerà particolarmente attento e ferrato relativamente agli argomenti del test, ossia tutti coloro che riusciranno a commettere un numero di errori inferiore a 4, riuscirà ad ottenere il foglio rosa.
I quiz vertono su numerosi argomenti, a partire dai segnali stradali, passando per le opportune norme di comportamento da seguire su strada, fino ai principi di primo soccorso e alla manutenzione del veicolo.
Un tempo compreso tra i 20 e i 30 minuti a disposizione dei candidati per risolvere i quesiti, che spesso sono creati appositamente per indurre in errore, come avviene per i così detti “quiz a trabocchetto“.
Un test che ha mandato tutti fuori di testa
Esistono una serie di test strettamente correlati al comportamento che gli automobilisti dovrebbero mantenere su strada, che pongono all’attenzione dei candidati dei quesiti a dir poco ostici da risolvere. Tra i vari, come pubblicato dal profilo Linked In di Marco Camisani-Calzolari, ne troviamo uno in cui viene proposta la circostanza che vede una macchina a guida autonoma percorrere la strada ad un’andatura pari a 50 km/h, trovandosi improvvisamente dinnanzi ad una bambina.
La naturale ipotesi di risoluzione del test indicherebbe al candidato di suggerire al guidatore di sterzare ai lati, in modo da evitarla, ma a sinistra il conducente si troverebbe faccia a faccia con un muro, mentre a destra, camminando sul marciapiede, figura una signora anziana. A questo punto le opzioni possibili si riducono: meglio proseguire la propria corsa, cercando di schivare la bambina, o frenare di colpo?

Chi si occupa di decidere la risposta adeguata?
La peculiarità di un simile test è che a decidere la risposta più consona non dovranno essere gli utenti in carne ed ossa, bensì un software, che basandosi sugli algoritmi riuscirà a fornire la soluzione al quesito al posto degli uomini. Le domande che gli utenti non hanno potuto fare a meno di porsi hanno riguardato i valori presi in considerazione per constatare la risposta terminale, ossia i fattori conducenti l’algoritmo a stabilire quale delle vite in pericolo fosse meno corretto sacrificare.
La realtà è che tali decisioni sono già esistenti, a tutti gli effetti, in quanto già programmate dagli esseri umani che si impegnano nell’ambito delle aziende tecnologiche, mediante l’utilizzo di database, sondaggi e statistiche. Tuttavia, risulta inevitabile scontrarsi con la problematica che viene definita “dell’etica non personalizzata“, indubbiamente comoda dal punto di vista degli sviluppatori dei sistemi, ma d’altro canto rischiosamente pericolosa per gli utenti che ne subiscono i risultati. Il disagio è rappresentato dal fatto che l’etica umana venga “delegata” direttamente agli algoritmi, impedendo che gli stessi tengano conto realmente dei punti di vista e dei pensieri degli uomini.